IL COMPRESSORE
Il compressore appartiene alla famiglia dei processori
di dinamica del segnale, la quale contiene anche altri
componenti illustri quali limiter, noise gate, expander,
de-esser, ducker.
I compressori servono a ridurre la dinamica del segnale
audio a cui sono applicati. I motivi del loro utilizzo
possono essere molteplici: aumentare il livello medio
del segnale (per renderlo omogeneo), semplificare le
operazioni di missaggio, modificare l’inviluppo dei
singoli suoni (ad es. conferire un attacco più incisivo a
un rullante o una cassa), fornire a un impianto una protezione
verso picchi imprevisti per evitare di danneggiare
i componenti.
I parametri del compressore sono di seguito illustrati.
RATIO (rapporto)
E’ il rapporto di compressione. Questo varia generalmente
da 1:1 (nessuna compressione, se il livello del
segnale cresce di un db, anche il livello di uscita aumenterà
di un db) fino al limite di infinito:1.
Il senso è chiaro. Ad esempio un rapporto di 4:1 di un
compressore applicato a un segnale significa che saranno
necessari 4 db per ottenere un aumento di livello
di 1 db. Così un rapporto di 10:1 significa che saranno
necessari 10 db per ottenere l’incremento di un solo db.
Generalmente quando si parla di rapporti 10:1 si parla
già di una applicazione limiter, che è una particolare
forma di compressione. Il rapporto infinito:1 è proprio
il caso teorico di un limiter. Dato che sarà impossibile
superare questa soglia teorica (dare un incremento infinito
di db per avere un aumento di livello di 1) si utilizza
per evitare il sovraccarico di determinati circuiti.
Una specie di valvola di sicurezza. Se ad esempio settiamo
un limiter a -1 su un segnale in ingresso (magari
stiamo registrando una voce e non vogliamo che schizzi
oltre gli 0 db compromettendo la registrazione con
picchi inaspettati) saremo sicuri di non avere sbalzi di
livello.
Il rapporto di compressione è strettamente legato ad un
altro parametro e cioè al treshold.
La ratio in poche parole ci dice “quanto comprimere”,
il treshold invece “a quale livello di segnale inizio a
comprimere”.
TRESHOLD (soglia)
Il treshold quindi corrisponde al livello a cui il compressore
inizia ad agire. Se ad esempio questa soglia è
stabilita a -10 db e il rapporto di compressione è settato
a 4:1, il compressore sarà assolutamente ininfluente
fino a che il livello di segnale non superi i -10 db; da
questo punto in poi il segnale sarà aumentato di un decibel
per ogni 4 decibel in entrata. In poche parole aumento
il livello del segnale di input di 4 decibel e in
uscita del compressore ottengo un decibel in più e non
quattro.
Lelluzzo Principi basilari di Comp-Exp/Gate-Eq
Archivio United Audio Resources – 14 dic 2005: “Per chi ha sete di equalizzazioni” 2
E’ importante non farsi ingannare dai rapporti di compressione.
Un compressore con soglia a -40 db e ratio a
2:1 provoca una attenuazione maggiore di un compressore
con soglia -10db e ratio 10:1. Nel primo caso infatti
(compressore con soglia a -40 db e ratio 2:1) per
40db (da -40db a 0db) il compressore effettuerà una
riduzione reale di 20 Db. Infatti considerando i rapporto
2:1 spingeremo il segnale di 40 per avere poi alla
fine 20 Db. Quindi una riduzione reale di 20.
Nel secondo caso invece (compressore con soglia –
10db e ratio 10:1) il compressore inizia a lavorare da –
10 Db, quindi per 10db (da -10db a 0db) avremo una
riduzione reale di 9db. Spingendo il segnale in ingresso,
anziché andare a 0db il segnale si ferma a -9 db.
(quindi alzando il segnale di 10 db, cioè da -10 db a 0
db, il segnale anziché andare a 0 si fermerà a -9).
Il punto di intervento del compressore si chiama knee
(ginocchio), e può essere di tipo hard (hard knee), e di
tipo soft (soft knee). L’hard knee crea un angolo netto,
tra la linea del segnale non trattato e quello compresso.
Di solito per le applicazioni di limiting si usa un hard
knee dato che si richiede un intervento netto deciso e
immediato. Il soft Knee invece è più trasparente e morbido,
il rapporto di compressione non subisce un salto
netto ma aumenta gradatamente nei decibel intorno al
valore di soglia prefissato. Un intervento di soft knee di
solito è richiesto per evitare fastidiosi effetti collaterali
dei compressori (pumping, breathing) e per rendere
l’uso del compressore non evidente all’ascolto. Ottimo
per trattare la voce solista.
ATTACK (attacco)
Questo parametro stabilisce il momento in cui il compressore
diventa operativo dal momento in cui il segnale
in input oltrepassa la soglia stabilita (treshold). I valori
di solito variano da 1 a 200 millisecondi. Al valore
di 1 ms il compressore attacca immediatamente, a 200
attacca con ritardo.
E’ possibile anche trovare come parametri le voci fast
e slow, senza alcun riferimento ai millisecondi: “fast”
(solitamente potenziometro a sinistra) per un attacco
immediato del processore, “slow” (potenziometro ruotato
a destra) per un attacco più ritardato.
Ogni segnale richiede il suo parametro giusto di attacco.
Quanto più lungo viene settato il tempo di attacco,
tanta più parte della dinamica del segnale originale
viene lasciata inalterata prima che entri in azione il
compressore.
Sulla voce ad esempio un attacco troppo immediato
può compromettere la comprensibilità delle parole
(specie le consonanti) e inscurire il timbro: è meglio
quindi scegliere tempi di attacco medi o lunghi.
Con un tempo di attacco lungo su un suono di chitarra,
si potrà ottenere una compressione che mantenga il
classico attacco della pennata del chitarrista. Analogamente,
un tempo di attacco lungo su una cassa di batteria
conserva una parte del suono iniziale tipico di questo
strumento. In questi casi, scegliere un tempo più
lungo può rendere un suono più naturale e che non snatura
le caratteristiche degli strumenti presi in esame.
Un attacco cortissimo è invece necessario quando si usi
un limiter per evitare forti picchi che possano danneggiare
l’impianto. Ovviamente, se utilizziamo il compressore
come limiter sarà necessario un tempo di attacco
rapidissimo, proprio per dare una soglia che non
deve essere superata.
RELEASE (rilascio)
Chiamato anche in gergo tecnico hold, determina
quanto tempo il compressore deve continuare ad agire
dopo che il segnale è tornato sotto la soglia di intervento
(treshold). Il range varia da 20 millisecondi a 2 o 3
secondi.
Attenzione a non confonderci: un tempo di rilascio
lungo genera un sustain breve del suono, perchè il suono
continua ad essere compresso (quindi abbassato di
volume).
Un tempo di rilascio breve ci permette di avere un sustain
più ampio dei suoni, utile ad esempio sui rullanti
e sui suoni percussivi. Un buon metodo per il giusto
settaggio consiste nel partire da tempi di rilascio brevi
(potenziometro a sinistra) e aumentarne il valore fin
quando il compressore agisce in modo deciso e pulito.
OUTPUT (uscita) o controllo di gain
È un semplice controllo di guadagno con escursione
che va dai -20 ai +20 db, e serve ad alzare il volume in
modo da compensare i decibel che sono stati attenuati.
Il suo giusto settaggio va fatto alzando il livello di tanti
db quanti sono quelli indicati nell’indicatore di attenuazione
(gain reduction).
Ricordiamoci sempre di utilizzare l’interruttore di
Bypass per monitorare come era prima il suono e come
è invece con l’applicazione del compressore.
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I METERI compressori sono dotati di meters per monitorare la
loro attività. Di solito si tratta di led ad azione velocissima.
In un sistema completo gli indicatori sono 3.
Input level. E’ il livello in ingresso del segnale, ovviamente
è in base a questo valore che noi regoleremo
il livello di treshold. Dobbiamo fare ovviamente attenzione
quando interfacciamo un compressore con un
mixer settando il livello operativo a -10dbv o a +4dbu.
Output level. E’ il livello di uscita del segnale processato.
Ovviamente se il compressore è in bypass questo
livello corrisponde a quello di entrata, dato che il compressore
non sta operando.
Gain reduction. E’ l’indicatore forse più importante,
quello che mostra effettivamente la quantità di decibel
attenuati dal compressore. Va sempre tenuto sotto controllo,
specie mentre regoliamo i parametri più delicati
quali l’attacco e il rilascio del compressore.
Infine c’è da dire che su molti compressori abbiamo un
selettore peak-rms, che regoleremo a seconda se vogliamo
far lavorare il compressore sul livello medio del
segnale (rms) o sul livello di picco (peak). In teoria
l’analisi dei picchi risulta più adatta per strumenti percussivi
mentre quella rms più adatta a segnali complessi.
Spesso però la differenza si riduce al fatto che mettendo
il selettore in rms il compressore regola automaticamente
i tempi di attacco e di rilascio. Sappiamo bene
però che non sempre i settagli automatici possono
essere ideali.
APPENDICE
Suggerimenti sulla compressione di alcuni strumenti
CASSA O RULLANTE
Ratio: da 4:1 a infinito.
Attack: lento se si vuole mantenere la presenza dello strumento,
veloce se si vuole attenuare tutta banda del suono
Release: medio/veloce
Knee: tanto più il knee è hard tanto più la compressione è
udibile. Il soft knee rende l’attacco della compressione più
morbido
VOCE
Ratio: da 2:1 a 4.1
Attack: medio/lento
Release: medio/lento
Knee: soft
CHITARRA
Ratio: da 4:1 a infinito
Attack: da determinare in funzione del sistema usato dal musicista
(plettro, unghie, corde di nylon o metallo)
Release: medio/lento
Knee: da determinare in funzione del risultato che si vuole
ottenere
L’uso del compressore sulle chitarre acustiche permette un
suono denso, morbido e senza spigoli dinamici. Scegliendo una
velocità di attacco tra i 10 e i 40 millisecondi, si può mantenere
la naturalezza dello strumento (non si perde infatti l’attacco
del plettro, cosa molto importante in fase di accompagnamento),
se invece scegliamo un attack più immediato e un rilascio
lungo e con una ratio molto elevata (tipo 8/1), avremo una
sorta di “effetto arco”. Le stesse condizioni si rilevano con le
chitarre elettriche: se si vuole aumentare il sustain senza aumentare
la saturazione si può comprimere semplicemente l’input,
utilizzando un attacco veloce e un release di circa 250 ms.
BASSO
Ratio: da 2:1 a 4:1
Attack: medio/lento
Release: medio/veloce
Knee: hard
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